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GLI OBIETTIVI IN ACQUA.I PROBLEMI
E' noto che quando si usa per la ripresa subacquea un obiettivo scafandrato in una custodia dotata di vetro piano il suo angolo di campo diminuisce. Questo avviene perché la sua focale aumenta, è come se fosse moltiplicata per 1,339 (indice di rifrazione dell'acqua); per cui le distanze di messa a fuoco aumentano rispetto al valore valido per le riprese in aria. In particolare nel caso degli zoom è ancora possibile eseguire zoomate, ma lavorando con le corte focali si hanno immagini che soffrono di fenomeni di distorsione, cromatismo e astigmatismo decisamente appariscenti. Se invece la custodia ha un oblò a curvatura sferica (elemento ottico di potenza praticamente nulla in aria, ma fortemente negativa in acqua in funzione del valore del raggio di curvatura interno) è possibile mantenere la focale dell'ottica, ma si perdono le possibilità di messa a fuoco ravvicinata. Per superare il problema occorre un elemento ottico convergente tra la cupola frontale e l'ottica di base, che realizza un sistema aggiuntivo afocale, cioè una specie di cannocchiale di Galileo rovesciato. Però normalmente la soluzione comporta grosse limitazioni per l'impiego degli zoom la cui pupilla di entrata (apertura pratica anteriore del sistema di lenti componenti l'obiettivo) si sposta al variare della focale. LE SOLUZIONI
I NUOVI THALACETOR E THALASPHERIC PER RIPRESE DIGITALI. Le soluzioni Thalacetor e Thalaspheric sono sistemi ottici afocali acqua-aria da montare sulla custodia al posto dell'oblò per mantenere la piena funzionalità degli obiettivi senza andare incontro a perdite qualitative. Inoltre con essi si possono avere angoli di campo molto maggiori dei corrispondenti angoli dell'ottica usata in aria, con distanze di messa a fuoco fortemente ridotte e senza modificazioni dell'apertura utile. Il prezzo da pagare per avere tutto questo consiste nell'obbligo di usare costosi elementi ottici per la correzione delle aberrazioni e delle distorsioni. I VANTAGGI
Il primo determinante vantaggio del Thalacetor e del Thalaspheric, convertitori afocali ultra grandangolari, consiste nell'ampiezza dell'angolo di campo (112° sulla diagonale); il secondo è legato alla qualità delle immagini, praticamente esenti dalle solite aberrazioni sino ai limiti dell'inquadratura; il terzo è connesso con le possibilità di ripresa ravvicinata (praticamente sino a toccare il soggetto con l'elemento ottico anteriore); il quarto è l'assenza di distorsioni marginali con correzione massima per il modello Thalaspheric. Pensate alle classiche riprese all'interno di un relitto con un'attrezzatura normale. La visione ambientale è poco soddisfacente perché l'angolo visivo è limitato e l'operatore avanza in corridoi a passaggi che la distorsione rende tondeggiandi, trasformandoli in tubi. Questo falsa completamente la riproduzione dell'ambiente e crea a ogni spostamento della telecamera alterazioni dell'imaggine che disturbano notevolmente lo spettatore, distruggendo l'effetto presenza della ripresa soggettiva. Anche per colpa dell'indeterminatezza dei dettagli marginali dell'inquadratura. Per non parlare poi della difficoltà di passare nel corso della stessa ripresa alla riproduzione nitida e fedele di particolari ravvicinati. Con i Thalacetor e Thalaspheric tutto questo è solo un ricordo e l'osservatore ha l'impressione di assistere a una ripresa filmata in aria. Anche perché l'allargamento dell'angolo di campo utile consente in pratica di dimezzare la massa dell'acqua tra l'obiettivo e il soggetto, a tutto vantaggio della trasparenza dell'acqua e quindi della leggibilità dei dettagli, della brillantezza dei colori e della nitidezza generale. |